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1_Paul-Gauguin_-Ritratto-di-giovane-donna_-Vaïte-Jeanne-Goupil_-1896_-Inv_nr__-224-WH_-Fotograf-Anders-Sune-Berg.jpg4_Berthe-Morisot_-Ragazza-sullerba-Mlle-Isabelle-Lambert_-1885_-Inv_nr__-251-WH_-Fotograf-Anders-Sune-Berg.jpg6_Pierre-Auguste-Renoir_-Ritratto-di-donna-proveniente-dalla-Romania-Mme-Iscovesco_-1877_-Inv_nr__-205-WH_-Fotograf-Anders-Sune-Berg.jpg

2_Claude-Monet_-Il-Ponte-di-Waterloo-nuvoloso_-1903_-Inv_nr__-198-WH_-Fotograf-Anders-Sune-Berg.jpg3_Paul-Cézanne_-Le-bagnanti_-Ca_-1895_-Inv_nr__-234-WH_-Fotograf-Anders-Sune-Berg.jpg5_Camille-Pissarro_-Alberi-di-prugne-in-fiore-Éragny_-La-casa-dellartista_-1894_-Inv_nr__-267-WH_-Fotograf-Anders-Sune-Berg.jpg

GAUGUIN E GLI IMPRESSIONISTI

Dipinti, o più correttamente capolavori, di Cézanne, Degas, Gauguin, Manet, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Matisse sono proposti in Gauguin e gli Impressionisti. Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard, dal 29 settembre 2018 al 27 gennaio 2019, a Palazzo Zabarella. La Fondazione Bano e il Comune di Padova sono entrati, unici per l’Italia, nel pool di quattro grandi sedi mondiali selezionate ad accogliere la celebre Collezione danese, eccezionalmente disponibile per il completo rinnovo del Museo che ad essa è dedicato a Copenaghen. In questi mesi la mostra Gauguin e gli Impressionisti è in corso alla National Gallery of Canada, per raggiungere quindi l’Italia, in Palazzo Zabarella e concludersi in una sede svizzera, prima di rientrare definitivamente all’Ordrupgaard Museum, a nord di Copenaghen. Gauguin e gli Impressionisti. Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard consentirà al pubblico italiano di ammirare una strepitosa selezione di opere, il fior fiore della Collezione creata ai primi del Novecento dal banchiere, assicuratore, Consigliere di Stato e filantropo Wilhelm Hansen e da sua moglie Henny. Collezione che è considerata oggi una delle più belle raccolte europee di arte impressionista. E che, all’indomani del primo conflitto mondiale veniva valutata come « senza rivali nel nord Europa ». Hansen, che sino ad allora aveva collezionato solo pittura danese, fu affascinato dalla nuova pittura francese in occasione del suo primo viaggio d’affari a Parigi nel 1893. Viaggio seguito da metodiche visite al Salon, alle gallerie e ai musei. Da queste frequentazioni maturò, nel 1915, il progetto di creare una collezione di arte francese all’altezza della sua collezione danese. Alla decisione non fu estranea l’idea che l’arte francese fosse destinata ad un rapido aumento di valore e risultasse quindi un perfetto investimento, purché ad essere acquistate fossero le opere realmente più importanti sul mercato. Scelta che spiega la presenza, in Collezione, di una concentrazione così elevata di capolavori. In soli due anni, dal 1916 al 1918, Hansen riuscì a creare, grazie anche agli avveduti consigli di uno dei più importanti critici d’arte del momento, Théodore Duret, una collezione che il suo collega collezionista svedese Klas Fåhræus avrebbe descritto come la “migliore collezione impressionista al mondo”. Per finanziare l’acquisto di opere d’arte, Hansen creò un Consorzio, nel quale coinvolse amici facoltosi, interessati a portare in Danimarca la nuova arte francese e in particolare gli Impressonisti, gli artisti che li hanno preceduti, i loro due successori, Cézanne e Gauguin. Nell’immediato dopoguerra, il Consorzio colse le occasioni che il mercato offriva, acquistando intere importanti collezioni e singole opere d’eccezione. Ad esempio, nella primavera del 1918, riuscì ad investire oltre mezzo milione di franchi per comperare opere offerte nelle aste della tenuta di Degas, che misero sul mercato la sua favolosa collezione d’arte. Per la Collezione, Hansen costruì una nuova Galleria dove, una volta la settimana, il pubblico poteva ammirare le sue 156 opere – che spaziavano dalle tele neoclassiche e romantiche, con David e Delacroix, al realismo e all’impressionismo, al post-impressionismo con Cézanne e Gauguin, e infine Matisse come il primo dei fauve. Nel ’22, la Landmandsbanken (la banca danese degli agricoltori), a quel tempo la più grande banca privata del paese, fallì e trascinò nel suo fallimento anche il finanziere e collezionista che, per evitare il tracollo, decide di svendere i suoi quadri francesi. Poi la ripresa e, con essa, la decisione di ricostituire la Collezione. Tra le nuove acquisizioni c’erano il Ritratto di George Sand di Delacroix, una Marina a Le Havre di Monet, Il Lottatore di Daumier. Anche la favolosa interpretazione di Courbet del Capriolo nella neve si unì alla collezione di Hansen, dove avrebbe preso il suo posto come una delle sue opere principali. L’ultimo acquisto fu di un piccolo pastello di Degas, raffigurante una ballerina che si chinava per aggiustarsi la scarpetta. Il pastello era stato in precedenza di proprietà di Paul Gauguin, che era un grande ammiratore di Degas, e aveva incorporato il pastello sullo sfondo di una delle sue immagini di fiori. Nel 1931 Hansen aveva acquistato il pastello dal politico e scrittore danese Edvard Brandes, che lo aveva avuto da sua cognata, Mette Gauguin. “Ora ho finito con gli acquisti”, affermò Hansen. La raccolta era completa, ma non era più aperta al pubblico. Wilhelm Hansen si sentiva amareggiato. Fu sua moglie a trasmettere la collezione allo stato della Danimarca, rendendola così pubblica. “Per il resto trascorro il tempo guardando quadri, ed è meglio che confessi ora, e non più tardi, che sono stato sconsiderato e ho fatto acquisti importanti. Ma so che mi perdonerai vedendo cosa ho preso; tutto di prima classe, con tanto di stelle. Ho acquistato Sisley (due meravigliosi paesaggi), Pissarro (un bel paesaggio), Claude Monet (la cattedrale di Rouen) – una delle sue opere più celebri – e Renoir (ritratto di signora). L’autoritratto di Courbet – (ricorderai che ne avevo una fotografia) – è meraviglioso, ma non l’ho acquistato: prima di poter pensare di prenderlo, il prezzo dovrà scendere notevolmente”. L’uomo dietro una delle più belle collezioni d’arte francese dell’Europa settentrionale scriveva queste parole in una lettera alla moglie subito dopo aver compiuto le prime acquisizioni a Parigi nel 1916. La collezione si trova oggi all’Ordrupgaard Museum, a nord di Copenaghen. È stata creata nel periodo intorno alla Prima guerra mondiale dal danese Wilhelm Hansen, direttore di una compagnia di assicurazioni e consigliere di Stato, e comprende una serie di opere impressioniste. Grazie a Henny Hansen, la moglie di Wilhelm, la collezione d’arte e la casa sono state lasciate in eredità allo Stato danese e la casa è stata aperta nel 1953 come museo d’arte. Negli anni tra il 1916 e il 1918 Hansen riuscì a radunare una serie di dipinti senza paragoni nell’Europa settentrionale, con opere di artisti come Manet, Monet, Renoir, Cézanne, Sisley e Gauguin. Wilhelm Hansen (1868-1936) fu uno dei più importanti uomini d’affari della sua epoca. Concretizzò un’idea visionaria quando, nel maggio 1896, fondò Dansk Folkeforsikringsanstalt (Istituto di assicurazioni del popolo danese) – una società di assicurazione sulla vita per il ceto medio che rappresenterà il contributo più significativo di Hansen al mondo assicurativo danese. La fiducia idealistica di Hansen in un mondo migliore è evidente inoltre nel sostegno giovanile a una nuova lingua mondiale, il volapük. Fu proprio mentre insegnava questa lingua che conobbe la giovane Henny Nathalie Soelberg Jensen (1870-1951), che sposerà nel 1891. L’interesse di Wilhelm Hansen per l’arte risale alla sua giovinezza, a dispetto delle modeste origini borghesi in una casa che non aveva quadri alle pareti. Mentre frequentava ancora la scuola, conobbe Peter Hansen (1868-1928), il futuro pittore, che divenne non solo l’amico di tutta la vita, ma anche un buon consigliere artistico. Il lavoro di Hansen per la compagnia di assicurazioni La Populaire lo portava spesso a Parigi, dove nel tempo libero si interessava all’arte. Gli impressionisti attiravano in particolare la sua attenzione, ma anche le generazioni di artisti immediatamente precedenti e successive. Le numerose lettere scritte durante la prima visita a Parigi nel 1893, così come quelle successive, parlano di regolari visite a Salon, gallerie e musei. Sarebbero però passati molti anni prima che Hansen, nel 1915, cominciasse a fare progetti concreti per creare una collezione di arte francese da aggiungere a quella di artisti danesi. L’idea iniziale nacque da diverse circostanze, e tra queste una mostra alla National Gallery di Copenaghen, allestita nel 1914, di dipinti francesi del XIX secolo. Un’altra fu sicuramente la possibilità di fare acquisti a prezzi favorevoli grazie alla situazione politica dominante. “Uomini accorti come Durand- Ruel, Vollard, Hessel hanno dichiarato […] che dopo la guerra l’arte di prim’ordine diventerà molto più cara” scrisse il mercante d’arte danese Tyge Møller in una lettera a un altro collezionista, Helge Jacobsen, direttore della Ny Carlsberg Glyptotek. Probabilmente i progetti di Hansen furono stimolati da una visita del marzo 1916, a Parigi, al pittore e collezionista Paul Molinard, a seguito della quale scrisse entusiasta a Henny: “le pareti [erano] piene di fotografie dell’artista stesso, ma anche, per esempio, di quadri di Courbet, Renoir, Daumier, Sisley e così via.” In soli due anni, dal 1916 al 1918, Hansen era riuscito a radunare quella che il collezionista danese Klas Fåhræus descriverà come “la migliore raccolta di impressionisti di tutto il mondo!”. Nel settembre 1916, Wilhelm Hansen fece i primi acquisti d’arte, tra gli altri da Ambroise Vollard e Bernheim-Jeune, a Parigi. Da quest’ultimo comprò, tra le altre opere, Il ponte di Waterloo, nuvoloso di Monet (cat. 35) e il Ritratto di Marie Hubbard di Berthe Morisot (cat. 44). Da Paul Rosenberg, acquistò nel 1918 uno splendido pastello di Degas di una donna alla toilette e Rimessa di barche a Saint-Mammès di Sisley. Tra le prime acquisizioni di Hansen vanno annoverati i due Gauguin La piccola sogna. Studio (cat. 50), rilevato nel 1916 dalla vedova Mette Gauguin, e Ritratto di giovane donna (Vaïte [Jeanne] Goupil) (cat. 56), acquisito nel 1918 dalla collezione di Papeete del padre della ragazza, Auguste Goupil, originario committente dell’opera. La Prima guerra mondiale bloccò i viaggi a Parigi di Hansen, che non vi tornò dal 1916 al 1919. I suoi buoni contatti e le relazioni in quella città gli consentirono comunque di proseguire con gli acquisti anche negli anni di guerra. Émile Duval-Fleury, condirettore con lui di La Populaire, lo aiutò nei dettagli pratici. Hansen, tuttavia, dubitava del “senso artistico” del collega, e scelse di chiedere consiglio a uno dei più importanti critici d’arte di allora, Théodore Duret. All’epoca in cui Hansen entrò in contatto con lui, Théodore Duret (1838-1927) era un vecchio di circa ottant’anni. In gioventù era stato amico intimo di Manet, ed era un appassionato sostenitore dell’arte degli impressionisti. Nel 1867 aveva pubblicato il leggendario libro Les Peintres francais en 1867. In seguito pubblicò nel 1878 Les Peintres impressionnistes, e una lunga serie di opere su Manet, Courbet, Cézanne, Renoir e altri. Grazie all’azienda di famiglia, Duret era anche un uomo benestante e divenne uno dei maggiori collezionisti degli impressionisti e uno dei loro patroni. Come consigliere di Wilhelm Hansen, Duret rese possibile l’acquisizione da parte dell’Ordrupgaard della tarda opera di Manet, Cesto di pere (cat. 58), che consigliò al collezionista danese nel 1916 con le parole: “Non ho altro Manet da consigliarle a eccezione del cesto di pere che le ho mostrato quando è venuto a farmi visita, e che è pertanto dell’ultimo periodo della maturità di Manet, il numero 309 del mio catalogo. I Manet non si trovano più, sono fermi nei musei e nelle collezioni private. "Cesto di pere divenne uno dei quadri preferiti di Hansen e, in occasione delle cene a casa sua, si dice che lo mostrasse agli ospiti “come un altro dessert dopo il gelato". Fu sempre Duret a cercare e acquistare per Hansen un importante Delacroix nel 1917. Il prezzo richiesto era 35.000 franchi che, sottolineò, era un “prezzo di guerra”, malgrado il fatto che le opere del grande romantico, nelle parole di Druet, fossero “diventate estremamente rare e […] in pratica scomparse”. Il quadro in questione era Ugolino e i suoi figli (cat. 3). Wilhelm Hansen e Théodore Duret lavoravano bene insieme, e Hansen stimava moltissimo Duret come persona. Le lettere scritte a casa a Henny danno un’idea del loro rapporto: “Ieri ho pranzato con il vecchio Théodore Duret [...] Credimi, è stato un piacere, visto che è ciarliero e spiritoso. Ha parlato per tutto il tempo della sua gioventù e della sua vita con Manet, Berthe Morisot, Caillebotte, eccetera.” Alla fine della guerra, Hansen poté tornare nuovamente sui boulevard, e riprese le visite parigine dal febbraio 1919 in poi. Il mercante d’arte danese Tyge Møller, cui si è accennato sopra, descrisse l’accoglienza ricevuta da Hansen: “Tutti i mercanti d’arte della città aspettano la visita di Hansen, che viene ricevuto come una piccola divinità. Sono tutti ansiosi di entrare in contatto con lui e mettono da parte le loro cose migliori per il consigliere di Stato.” Dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, il mercato dell’arte aveva subito dei cambiamenti, e Wilhelm Hansen notò “i prezzi sono saliti”. Si era recato a una grande asta e aveva dovuto ritirare l’offerta, anche se c’era “un bel Gauguin che mi sarebbe piaciuto davvero: 580.000 + 10%”. Era comunque un momento favorevole per creare una collezione del calibro di quella che desiderava Wilhelm Hansen. Due furono i fattori decisivi: il primo il boom economico, l’altro la creazione di una speciale struttura che facilitava ampie acquisizioni a breve termine. Venne fondato un consorzio di cui facevano parte, oltre a Wilhelm Hansen, il collezionista e dirigente Hermann Heilbuth e i mercanti d’arte Winkel e Magnussen. Le parti dichiararono congiuntamente che lo scopo del consorzio era “l’acquisto e la vendita di opere allo scopo di portare in Scandinavia arte bella e importante”. La collezione di Louis Sarlin, formata principalmente da opere della generazione di artisti precedente gli impressionisti, come Daumier e Delacroix, venne acquistata nella sua interezza. Il consorzio acquisì inoltre oltre duecento dipinti che appartenevano al dentista parigino George Viau. Molte opere chiave della collezione di Hansen arrivano da questo acquisto, e fra queste le due tele di Gauguin Paesaggio a Pont- Aven (cat. 52) e Due vasi con fiori (cat. 54), e il capolavoro di Berthe Morisot Ragazza sull’erba (Mademoiselle Isabelle Lambert)(cat. 45). Nella primavera del 1918, il consorzio riuscì ad acquistare all’asta dei beni di Degas quadri per un valore di oltre mezzo milione di franchi che comprendevano la favolosa collezione dell’artista. Il consorzio era presente anche nel maggio dello stesso anno a quattro aste delle opere del pittore. Alla fine, nel 1918, il consorzio spese 600-700.000 corone per acquisire vent’otto quadri della celebre collezione di Alphonse Kann, comprese le Bagnanti di Cézanne (cat. 42), Le scogliere nei vicino a Étretat di Courbet (cat. 16), Alberi blu. Verrà il tuo turno, bellezza! (cat. 53) e Adamo ed Eva (cat. 57) di Gauguin e la natura morta di Matisse Fiori e frutta (cat. 60). Questa procedura del consorzio consentì di costituire un’eccezionale raccolta di opere d’arte dalla quale compiere una selezione, consistente in opere degli impressionisti, degli artisti che li precedettero e dei loro due successori, Cézanne e Gauguin. Compiuta la scrematura, a Hansen rimasero solo perle rare. Tutti gli artisti erano fra i nomi più eminenti della storia dell’arte francese del XIX secolo, l’intera collezione aveva una coerenza unica nel suo genere e la qualità delle singole opere era molto alta. Erano soltanto capolavori, grandi e piccoli. Nel luglio 1918 giunse a Copenaghen la prima spedizione, e Hansen cominciò a pensare come esporli nella sua nuova galleria d’arte appena costruita a Ordrupgaard. L’approccio idealistico di Hansen fu subito chiaro: ogni lunedì, apriva la propria collezione al pubblico con ingresso libero. Ma non fece solo questo: nel discorso tenuto all’inaugurazione della galleria, il 14 settembre 1918, promise che un giorno la collezione sarebbe stata donata allo Stato danese. In origine Ordrupgaard, alla periferia settentrionale di Copenaghen, era stato ideato come imponente “residenza estiva” su quasi cinque ettari di terreno. Mentre la casa era ancora in costruzione, però, Hansen decise di trasformarla in residenza permanente e di realizzare un’estensione per la collezione d’arte. La galleria appena costruita doveva ospitare i quadri francesi, un totale di centocinquantasei opere – che spaziavano da Neoclassicismo e Neoromanticismo, con David e Delacroix come massimi esponenti, a Realismo, Impressionismo, Post-impressionismo con Cézanne e Gauguin, e infine a Matisse come primo dei Fauves. In Danimarca la collezione fu accolta con grande entusiasmo, e la stampa fu prodiga di lodi per Wilhelm Hansen. Fu paragonata alle migliori raccolte private francesi, e non inferiore a quella, leggendaria, che Etienne Moreau-Nelaton donò al Louvre nel 1906 (oggi al Musée d’Orsay, Parigi). Un critico d’arte francese la descrisse come la migliore e la più rappresentativa nel mondo al di fuori della Francia. Si può notare l’atteggiamento idealistico di Hansen non solo nell’apertura della collezione al pubblico, ma anche nel suo impegno all’interno dell’Associazione degli amici dell’Arte francese, che promosse con mostre la pittura e la scultura francesi in Scandinavia. Nel 1920, Hansen organizzò inoltre la raccolta di oltre un milione di franchi per contribuire alla ricostruzione della cattedrale di Reims, un’altra espressione della sua passione e del suo impegno per l’arte e la cultura francesi. Dopo soli quattro anni dall’inaugurazione, tuttavia, accadde qualcosa che avrebbe avuto pesanti conseguenze sociali per la Danimarca, ma anche un disastroso impatto sulla collezione d’arte di Wilhelm Hansen a Ordrupgaard. La Landmandbanken (La banca danese degli agricoltori), all’epoca la maggiore banca privata del paese, andò in bancarotta. Accadde nel settembre del 1922, e le perdite furono colossali. Wilhelm Hansen, che si era fatto concedere da quella banca dei prestiti, doveva estinguere urgentemente i debiti e fu obbligato a prendere la difficile decisione di vendere i suoi quadri francesi per raccogliere capitale. Agì con rapidità e fermezza, come aveva fatto quando stava creando la sua collezione: nel settembre 1922, lo stesso mese in cui si verificò la bancarotta, si recò a Parigi e si mise in contatto con Barbazanges, mercante d’arte e proprietario di una galleria. Il disastro del crollo della banca pesava su Wilhelm come una palla al piede, e le molte lettere che scrisse a casa a Henny riflettono la grande pressione cui era sottoposto: “Oltre a tutto questo c’è la mia paura che le difficoltà nel vendere i quadri siano maggiori del previsto. Barbazanges dice che farà di tutto per aiutarmi, ma ci riuscirà? So bene di poter vendere i quadri, ma a che prezzo? È importante per me, e per noi, che mi tiri fuori a ogni costo da questa crisi da uomo libero e senza impegni futuri, allora sarei felice”. A un certo momento, Wilhelm Hansen aveva anche offerto allo Stato danese – che era destinato a ereditare la collezione – la possibilità di acquistare tutti i quadri per la somma totale di un solo milione di corone. La sua era un’offerta generosa, ma lo Stato non colse l’occasione e rifiutò. Questo rifiuto fece la fortuna dei collezionisti stranieri; oltre ai grandi acquisti fatti dal giapponese Kojiro Matsukata, oggi al National Museum of Western Art di Tokyo, le opere andarono prevalentemente a Oskar Reinhart di Winterthur, in Svizzera, che, acquisendo non meno di ventuno opere francesi, poté mettere le basi per una collezione eccezionale. Nell’aprile del 1923 terminarono le vendite e, con esse, purtroppo anche la parte migliore della collezione di Ordrupgaard. Qualcosa, comunque, si salvò per la Danimarca grazie alla Ny Carlsberg Foundation, che acquistò una dozzina di opere per donarle al Glyptotek museum che, improvvisamente, divenne un significativo museo di pittura francese. Wilhelm Hansen, tuttavia, era determinato a riconquistare ciò che era andato perduto e, una volta ritrovata la stabilità finanziaria, riuscì a colmare alcune carenze. In tutto, furono aggiunti circa quaranta nuovi quadri. Gran parte di queste acquisizioni – circa trenta opere – ironicamente avvenne poco dopo la fine della vendita di tutte le opere, ovvero nel periodo dall’inizio del 1923 fino alla riapertura della collezione il 24 maggio 1925. Sebbene il mercato fosse cambiato, Hansen riuscì in certa misura a riparare il danno patito. Fra le nuove acquisizioni c’erano celebre ritratto di George Sand di Delacroix (cat. 2), la Marina a Le Havre di Monet (cat. 30) e Il lottatore di Daumier (cat. 5). Anche la splendida interpretazione di Courbet dei caprioli nella neve entrò a far parte della raccolta, della quale sarebbe diventata una delle opere più importanti (cat. 17). Fra i quadri trovati da Hansen alla Galerie Barbazanges c’era Alla toilette. Donna che stringe la giarrettiera di Manet, che veniva dalla collezione Pacquement, e giunsero a Ordrupgaard anche lo studio di Renoir per Le Moulin de la Galette, schizzo (cat. 49). Nel caso di Corot, il corpus fu più che ripristinato, fra gli altri, dal bellissimo quadretto Il mulino a vento (cat. 9). Hansen riuscì infine anche a compiere acquisti particolarmente buoni di opere di Degas. All’asta di René de Gas che si tenne a Parigi nel novembre 1927 Wilhelm Hansen comperò lo studio preliminare dell’importante ritratto La famiglia Bellelli, oggi al Musée d’Orsay. Hansen acquistò inoltre una delle opere fondamentali realizzate da Degas durante il soggiorno presso i parenti di New Orleans nel 1872-73, ovvero il ritratto a pastello di sua cugina Mathilde Musson Bell, oltre allo splendido e tardo pastello Tre ballerine, uno dei pezzi più importanti della collezione che, originariamente, il Consorzio aveva acquistato da Ambroise Vollard nel 1918. Nel suo ufficio della compagnia di assicurazioni Hafnia, Wilhelm Hansen mostrò uno dei suoi ultimi acquisti a uno dei futuri direttori di Ordrupgaard, lo storico dell’arte Haavard Rostrup. “Le piacerebbe vedere che cosa ho comprato?” chiese. Era un piccolo pastello di Degas con una ballerina china in avanti per allacciarsi la scarpetta. Il pastello era stato di proprietà di Paul Gauguin, grande ammiratore di Degas, che lo aveva inserito sullo sfondo di uno dei suoi quadri di fiori. Nel 1931, Hansen lo aveva acquistato dal politico e scrittore danese Edvard Brandes, che lo aveva a sua volta acquistato dalla cognata Mette Gauguin. “Adesso ho finito con gli acquisti” aggiunse Hansen. La collezione era completa, ma non più aperta al pubblico. Il rapporto tra Wilhelm Hansen e lo Stato danese si era incrinato e, dopo la sua morte, spettò alla moglie Henny Hansen realizzare la sua idea originaria e donare la collezione allo Stato.